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Ripartire… Cosa abbiamo imparato dal covid-19? Lo scenario post pandemia

Il COVID-19 ci ha imposto una scenario imprevedibile e complesso cui nessuno di noi era veramente preparato.

Con una velocità totalmente inaspettata, siamo stati travolti da un cambiamento che nessun poteva prevedere (il Cigno Nero di Nassim Nicholas Taleb) e che nessuno ha potuto impedire.

Il modo in cui abbiamo sempre vissuto e lavorato è cambiato davanti ai nostri occhi, giorno per giorno o, potremmo anche dire, di ora in ora: riduzione di ogni contatto fisico, chiusura di scuole, fabbriche, uffici, chiese, sovrapposizione di luogo “domestico” e luogo di lavoro, annullamenti di conferenze, concerti, attività sportive, lunghe file di paziente attesa a distanza di sicurezza per fare la spesa.

Le nostre relazioni con gli altri si sono improvvisamente modificate: mascherine a protezione nostra e degli altri, guanti, niente strette di mano, niente abbracci neanche ai propri cari, videoconferenze, riunioni a distanza, smartworking, lunghe telefonate di allineamento con i colleghi, caffè ed aperitivi virtuali con gli amici, il vuoto lasciato dalla mancanza di un contatto fisico.

cigno nero

Anche semplicemente osservando i nuovi spot pubblicitari (un esempio per tutti è quello dell’AXA) possiamo renderci conto di quanto questi due mesi di quarantena abbiamo modificato la realtà cui eravamo abituati.

Trovare una persona o un’organizzazione che non sia stata colpita dalla crisi è praticamente impossibile.

Il Covid ci ha imposto un cambiamento di mentalità, sia personale sia aziendale, e di approccio relazionale che probabilmente sarebbe arrivato tra 10 anni.

Ora abbiamo iniziato la fase 2: la fase che ci dovrebbe portare verso la normalità…ma la normalità del nostro prossimo futuro non sarà di sicuro la normalità cui siamo sempre stati abituati, sarà una dimensione nuova.

Questi giorni di quarantena forzata hanno sgretolato la nostra routine obbligando tutti ad uscire dalla propria “confort zone”. Moltissimi articoli che ho letto in questi giorni parlano di affrontare la crisi come opportunità – e mai parola è stata cosi abusata come in questo periodo – di cambiamento, di crescita, di sviluppo personale, di formazione, di riorganizzazione, di rinascita.

Questo periodo ha forzatamente costretto ognuno di noi a fare cose che, nella nostra normale quotidianità, non avremmo mai affrontato: utilizzare tutti i mezzi digitali a nostra disposizione, trovare soluzioni per lavorare e gestire relazioni a distanza, accettare di non controllare tutto e reagire in maniera flessibile alle notizie comunicate giornalmente dai telegiornali o dal nostro governo, lavorare da soli su una scrivania racchiusa tra le mura domestiche senza il quotidiano scambio di idee con i colleghi o con i propri manager davanti alla macchinetta del caffe, accettare l’invasione virtuale di altri in casa propria, ascoltare gli altri con maggiore attenzione per cercare di eliminare i disturbi di sottofondo dati da una connessione non sempre perfetta.

I risultati di queste nuove modalità di lavoro e di vita con cui ci siamo confrontati a volte sono stati sorprendenti.

Per quanto mi riguarda, ho personalmente sperimentato una maggiore concentrazione e focalizzazione, un enorme risparmio di tempo in viaggi e trasferimenti da un cliente all’altro…e, conseguentemente di costi, una ancor maggior attenzione alle persone, alle relazioni, all’ascolto e all’osservazione di ogni minima espressione dei loro visi, durante le innumerevoli videocall, per rintracciare messaggi non verbali così utili per capire il reale sentito delle persone, un minor timore nell’affrontare anche riunioni particolarmente importanti, grazie alla distanza o alla “non presenza” o nel dover parlare davanti a grandi numeri di persone. E tutto questo con la contemporanea possibilità di rispondere alle domande dei miei figli, supportarli nel loro percorso scolastico, coccolarli ogni tanto e stare loro fisicamente vicino.

Quanto abbiamo vissuto, e stiamo ancora vivendo, è un’ottima palestra per rinnovarci: ci allena a fare le cose diversamente, ci fa ripensare aspetti importanti della nostra vita personale e lavorativa e ci insegna che ciò che ognuno di noi ha sperimentato riguardo se stesso, le proprie emozioni, le modalità di entrare in relazione con gli altri, la tecnologa e le nuove modalità di lavoro potrebbe servire a noi e alle nostre organizzazioni anche dopo la fine dell’emergenza.

Questa esperienza collettiva, seppur drammatica sotto certi aspetti, ha permesso di imparare cose utili, sperimentare nuovi approcci, che saranno fondamentali per le prossime sfide che noi e le nostre aziende dovremo affrontare.

manubri da palestra

E le aziende più lungimiranti, supportate dai loro leader, stanno già lavorando su più fronti per sviluppare soluzioni future.

Cosa concretamente di quello che abbiamo vissuto vogliamo portarci nel futuro? Quali delle esperienza vissute in questo periodo di incertezza possono divenire una leva per il successo delle nostre aziende? Quali sono le condizioni indispensabili senza le quali le aziende rimarranno bloccate nella nebbia della routine?

Vediamo insieme alcuni spunti per rinnovarci, e per portare concretamente il cambiamento anche nella nostra azienda e per riuscire ad affrontare un futuro dove l’unica certezza è l’incertezza

Ridefinizione / riprogettazione dei modelli di business

La tendenza a rivedere i propri modelli di business per adeguarsi maggiormente alle sfide del contesto economico e sociale pre-Covid-19 sempre meno controllabile, sempre più volatile, incerto, complesso e ambiguo (VUCA) era già in atto prima della crisi. 

Ora la crisi ha sgretolato completamente i paradigmi di stabilità, linearità, prevedibilità e pianificazione e per ripartire le aziende dovranno adottare modelli di business diversi.

Modelli basati sull’efficienza, la flessibilità, la velocità, la capacità di cogliere le opportunità, la rapidità nell’assunzione di decisioni. Modelli focalizzati sulla condivisione di conoscenze, sul coinvolgimento e sulla collaborazione delle persone, sulla capacità di ottimizzare massimizzando i risultati, di innovare. Modelli impostati sulla capacità di ridisegnare le proprie priorità, di capire quotidianamente come ri-orientare l’operatività, le scelte di investimento, le opzioni di cassa, le politiche del personale. Modelli basati sull’utilizzo di nuove tecnologie.

modello di business

Modelli che portano le aziende ad essere agili e dinamiche, con un nuovo mindset e un’accresciuta capacità di relazione.

Valorizzazione di una nuova leadership e capacità manageriali

Nel prossimo futuro per andare avanti nella complessità sarà indispensabile la presenza di nuova leadership che abbia caratteristiche specifiche (cifr. https://hbr.org/2020/04/4-behaviors-that-help-leaders-manage-a-crisis) e sappia agire su due binari paralleli.

Da un lato il nuovo leader dovrà avere la visione, la capacità di mantenere la rotta, identificando il percorso in modo chiaro e con delle tappe intermedie, dovrà conoscere i processi e l’organizzazione, dovrà saper dare le direttive alle persone, infondere sicurezza, dare risposte al proprio team. I nuovi leader dovranno possedere l’attitudine caratteriale alla reazione, alla flessibilità ed adattabilità, la propensione a lavorare sotto stress, con capacità di valutazione delle priorità e un’attitudine da problem solver; nell’incertezza e volatilità del prossimo futuro, il nuovo leader dovrà prendere le decisioni velocemente, privilegiando la rapidità alla precisione ed assumendosi i rischi connessi alla scarsità di informazioni e dati, e gestire gli imprevisti e le complessità che normalmente si presenteranno.

Ma nello stesso tempo dovrà affiancare a queste attitudini hard, le cosiddette soft skill (di cui abbiamo già trattato in un nostro precedente articolo….. https://evolvesolutions.eu/soft-skills/)

leadership partecipativa

Il nuovo leader dovrà essere in grado di catturare il cuore e la mente delle persone per portarle ad affrontare il cambiamento, per coinvolgerle e motivarle; Il leader dovrà essere presente nella vita professionale dei propri team, dovrà ascoltare e saper cogliere i segnali che arrivano dalla sua squadra, gestirne i momenti di stress, infondere coraggio, motivare e responsabilizzare tutta la squadra. Guardare il suo team a livello trasversale, diffondere fiducia e spirito di iniziativa, coinvolgere tutti anche i più giovani, quelli che sembrano più inesperti, per cogliere un diverso punto di vista, idee ed approcci nuovi che contrastino l’ordinario, il già visto e diano spunti per innovare ed andare oltre. Dovrà creare relazioni, diffondere valori, produrre una nuova socializzazione. Dovrà possedere forti capacità di comunicazione, empatia, trasparenza e positività.

Occorre dunque una leadership che abbia la visione, sappia adottare il paradigma “Adapt & Change”, il coraggio di entrare in relazione con gli altri, ascoltarli e traghettare organizzazioni e persone verso il futuro.

Organizzazioni snelle ed efficaci

Anche le organizzazioni sono state fortemente impattate dalla crisi: la tradizionale struttura gerarchica, basata su ruoli e qualifiche, ha dimostrato di non essere adatta in scenari caratterizzati da imprevedibilità, complessità ed incertezza, poiché genera dinamiche limitanti: silos, burocrazia, mancanza di adattabilità, flessibilità, potere decisionale concentrato nelle mani del top management e flussi comunicativi top down troppo lenti e a volte farraginosi, mancanza di comunicazione e scambio di informazioni, mancanza di responsabilità ed accountability, avversione al rischio, mancanza di innovazione

Nel nuovo domani servono strutture organizzative flessibili e adattabili ai rapidi mutamenti delle tecnologie e del mercato o di eventi imprevisti. Si stanno sempre più sviluppando, e sono quelle che nel domani ormai prossimo saranno di successo, organizzazioni agili (rif. https://www.ilsole24ore.com/art/organizzazione-agile-o-tradizionale-prima-triplica-lavoratori-coinvolti-ACZ6vRQ) che privilegiano team snelli, dotati di strumenti adatti per agire rapidamente, dotati di leve per intervenire quando la situazione lo richiede. Organizzazioni che operano con linee guida e di indirizzo semplici ma efficaci, con il supporto, la collaborazione e valorizzazione di tutti i profili, anche quelli più inaspettati (si è spesso notato, soprattutto durante la gestione dell’imprevisto, che alcune soluzioni, o anche buone idee, arrivano da chi solitamente non decide o risolve ma svolge operativamente l’attività).

organizzazione snella

Persone al centro

Il periodo che stiamo attraversando ha fatto prendere consapevolezza come le persone, le cosiddette “risorse umane” da bene strumentale diventavano sempre più una risorsa su cui investire. Le aziende sono fatte di esseri umani che ogni mattina, quando si siedono alla scrivania, portano con sé il loro vissuto, le loro abitudini, le loro convinzioni e le loro emozioni. Non possono essere più considerate semplicemente forza lavoro; esse sono divenute la variabile fondamentale che decide l’esito del cambiamento, influenzandone velocità e efficacia.

persone al centro

Se coinvolte ed “ingaggiate” nella vita aziendale, rese partecipi nei progetti, nei processi decisionali, condividendone responsabilità e meriti, si genererà quell’energia che serve per muovere le aziende, per renderle dinamiche, creative, innovative, capaci di reagire ai cambiamenti improvvisi (i cigni neri) con successo. I dipendenti altamente coinvolti (rif. https://online.hbs.edu/blog/post/how-to-engage-employees?sf117629334=1) tendono a produrre risultati sostanzialmente migliori sul lavoro, a fornire un servizio migliore ai clienti e ad attrarne di nuovi, a rimanere con la propria organizzazione più a lungo generando sinergie e risparmi di costi per l’azienda. Diversamente, si creano barriere ed immobilismo.

Quindi, mettere le persone al centro non è solo uno slogan, ma una scelta strategica, un fattore critico per il successo delle organizzazioni.

Riorganizzazione dei processi

Procedure troppo rigorose, rigide e fortemente strutturate in passaggi sequenziali di esecuzione, verifica e controllo si sono rilevate inadeguate a gestire eventi così complessi, veloci, interconnessi e impattanti su tutti gli aspetti della vita aziendale. Nel nuovo domani i processi dovranno essere riorganizzati in un’ottica di maggior snellezza, flessibilità, immediatezza, basata su poche regole chiare, di facile interpretazione, flussi informativi mirati e tempestivi, decisioni rapide e concentrate in modo da non rallentare l’agilità di azione

riorganizzazione dei processi

Smartworking

Con il Covid-19, all’improvviso, è cambiato il nostro modo di lavorare; per molte aziende lo smart working è diventato l’unica strada per mandare avanti il business. Ma in realtà, la maggior parte di noi durante il coronavirus ha sperimentato il telelavoro, cioè il lavoro da casa.

smartworkig con gatto

Lo smart working è qualcosa di più rispetto al mero lavoro da casa: significa innovare l’azienda dal punto di vista tecnologico per mettere tutti in grado di lavorare da qualsiasi parte del mondo in qualsiasi momento condividendo informazioni e dati con i colleghi; significa soprattutto cambiare forma mentis a tutti i livelli: dall’imprenditore, al management, ai lavoratori di tutte le linee; significa fare innovazione in azienda e lavorare per obiettivi, responsabilizzando le persone e utilizzando la tecnologia necessaria a supporto.

Secondo gli esperti, lo smartworking rappresenterà una modalità lavorativa esponenziale (rif. https://www.ilsole24ore.com/art/smart-working-ricerca-osservatorio-4manager-aumento-esponenziale-dell-interesse-ADSY8XE), che porterà a migliorare la soddisfazione dei dipendenti, ridurre le assenze non programmate, promuovere la flessibilità e la fiducia, eliminare riunioni non necessarie, sfruttare e / o acquisire tecnologie appropriate per migliorare la comunicazione e la collaborazione, aumentare l’efficienza e ottimizzare le prestazioni dei dipendenti. Questo tipo di nuova modalità di lavoro (lavoro smart, intelligente appunto) si realizza compiutamente non solo con tecnologie e piattaforme web ma anche con processi, nuovi momenti di socializzazione, un diverso mindset ed approccio al lavoro sia da parte dei dipendenti (basato sull’autonomia, la responsabilità e comportamenti votati all’imprenditorialità) sia da parte dell’impresa e dei suoi leader che devono sviluppare un nuovo rapporto di fiducia verso il dipendente, che non viene più valutato in base alle ore passata alla scrivania, bensì sui risultati raggiunti.

Un vero cambio di paradigma fondamentale cui ogni organizzazione dovrà aderire per bilanciare le esigenze aziendali con quelle dei propri dipendenti in un ambiente di lavoro flessibile, con team ad alte prestazioni, guidati da efficienza e produttività.

Consapevolezza delle interconnesioni

Il virus ha reso evidente quanto ognuno di noi e le nostre aziende sono interconnesse a livello globale: non ci sono confini, non ci sono muri, non siamo soli ed è impossibile vivere e lavorare pensando di essere isolati o agendo come se si fosse in una navicella spaziale priva di contatto con il mondo.

Diventerà quindi essenziale per le imprese fare rete, costruire un ecosistema in cui co-esistono e co-evolvono capi, leader, collaboratori, fornitori, clienti, e anche tutti gli stakeholder che hanno interessi nell’organizzazione. Data la complessità del nostro mondo attuale e futuro, fatto di innovazione tecnologica rapidissima, globalizzazione, cambiamenti imprevedibili, occorrerà che l’azienda sia sempre più interconnessa e distribuita al fine di trarre conoscenze e risorse dall’interno come dall’esterno, per condividere con realtà simili metodi ed approcci alla crescita, per sostenersi a vicenda, per competere uniti e per sopravvivere e nel contempo creare un’economia più sostenibile

interconnessioni

Maggior ricorso ed utilizzo di strumenti e tecnologie di collaborazione e condivisione digitali

La pandemia ha forzatamente accelerato il processo di trasformazione digitale.

Ora sempre più aziende si attivano nella ricerca, sviluppo, implementazione ed addestramento dei dipendenti su nuove tecnologie e piattaforme di comunicazione che permettono di chattare, organizzare riunioni, chiamare e collaborare restando a casa, gestire progetti, condividere documenti e gestire flussi di lavoro automatizzando al massimo le attività.

trasformazione digitale

Ma il sempre maggiore ricorso alle tecnologie digitali non sarà solo legato allo smartworking, diventerà fondamentale anche per gestire le relazioni con i propri clienti (tecnologie funzionali ad allargare la propria rete dei contatti, social che permettono di riconoscere e ingaggiare potenziali clienti, facendo uso della ricerca per interessi, definizione di campagne online targettizzate per migliorare la brand awareness e le conversioni, contenendo i costi; messa a disposizione di contenuti di valore sul proprio sito per aumentare la visibilità), cosi come per mostrare e vendere i propri prodotti o servizi (attraverso sistemi di commercio elettronico, attraverso due tecnologie emergenti come la realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR)… e gli sviluppi potranno essere innumerevoli

La vera sfida per noi e per le nostre organizzazioni è di riuscire a modificare i nostri comportamenti, i nostri modi di agire, pensare e lavorare.

Leggere rapidamente il contesto, orientarsi verso nuovi risultati, avere pensiero sistemico e saper generare un contesto futuro, agire nella crisi, governare la complessità attraverso un approccio multidisciplinare e con una nuova cultura organizzativa sono diventati fattori indispensabile per ogni azienda per mantenersi attiva e dinamica sul mercato.

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