Lezioni di leadership con i cavalli
Oggi termina una splendida avventura che ho avuto l’opportunità di vivere grazie a mia figlia Eleonora e al suo cavallo Hades.
Eravamo alla ricerca di un posto tranquillo dove far passare l’estate al nostro cavallo e abbiamo scoperto la Cascina Menegon: un posto immerso nel verde e nella tranquillità dei boschi dove, quando arrivi e respiri, ti lasci alle spalle tutte le tensioni della giornata; un posto dove i cavalli sono messi al centro, trattati in modo naturale, etico e dove si insegna come creare una relazione sana tra cavallo e cavaliere, facendo crescere il “binomio” e sviluppando fiducia reciproca.
Mentre osservavo le lezioni che Marcella e Jessica impartivano a mia figlia, ho avuto modo di pensare alla forte analogia tra quello che Eleonora stava imparando e quello che imprenditori, leader e manager fanno quotidianamente in azienda.
Interagire con successo con un cavallo implica le stesse qualità necessarie a guidare e motivare le persone, siano esse collaboratori, colleghi o clienti. Occorre una grande capacità di vivere il momento, di stare nel “qui ed ora”, di osservare il proprio cavallo, di adattarsi alle sue azioni e al suo ambiente, di essere flessibile, di effettuare rapide e precise valutazioni sulle opportunità e minacce della situazione specifica.
Non sono forse le stesse capacità che vengono oggi richieste ad un imprenditore, a un leader o ad un manager? Inoltre, guardando i cavalli in branco, non si può non pensare a loro come ad un’organizzazione sociale, dove esistono compiti, ruoli e responsabilità dai quali dipende l’esistenza stessa del branco, esattamente come nelle nostre aziende.
Osservando e confrontando le analogie tra queste due realtà, ho tratto preziosi spunti di riflessione. Le parole che ho ascoltato più volte in questi due mesi sono state: rispetto, connessione, richiesta, rilascio, ascolto, feedback e gratificazione.
Alla Cascina Menegon il cavallo viene trattato con assoluto rispetto: vengono accolti i suoi tempi, accettate le sue paure nell’affrontare cose nuove, la sua tensione per i rumori circostanti, le sue variazioni di umore che magari in alcuni giorni non gli permettono di essere al top della performance.
Prima che il cavaliere inizi a fare qualsiasi attività con il cavallo è richiesta la connessione.
Connessione del cavaliere con se stesso, per essere centrato, coerente nel suo essere, dire e fare e per agire e assumere comportamenti in linea con l’obiettivo da raggiungere. Se il cavaliere non è centrato, il cavallo, grazie alla sua straordinaria sensibilità, riesce a guardargli dentro, e, come uno specchio, restituirgli l’immagine di come è realmente, senza maschere o pregiudizi.
Ma anche connessione tra cavallo e cavaliere: i “giochi di amicizia” sono attività introduttive al lavoro, che servono per far entrare in relazione le due parti, per allineare, per capirsi reciprocamente e per far sì che l’attenzione di entrambe le parti sia concentrata sull’altra: si eliminano gli elementi di disturbo che fino a quel momento ci sono stati, ci si guarda negli occhi e si crea connessione reciproca.
Poi inizia il lavoro…
E’ il momento in cui il cavaliere richiede al cavallo con dolcezza, equilibrio, centratura, cioè allineando tutti i suoi canali comunicativi (verbale, paraverbale, non verbale) ma anche con fermezza e determinazione.
Dopo la richiesta c’è il rilascio, il momento in cui si dà la possibilità al cavallo di capire la richiesta, di elaborarla, di organizzarsi in modo da poter rispondere alla stessa.
Mentre il cavallo si organizza il cavaliere è in totale ascolto: ascolta i movimenti del corpo del cavallo, ascolta le sue reazioni, ascolta i suoi stati d’animo, ascolta qualsiasi segnale arrivi dal cavallo (il movimento degli occhi, delle orecchie, la masticazione, lo sbuffare) per vedere quanto il cavallo recepisce la richiesta e quanta connessione, quindi fiducia, ha con il suo cavaliere.
A questo punto il cavaliere dà il suo feedback al cavallo: un premio, una carezza o un momento di pausa, di tranquillità (di “pace” direbbe Marcella) se la richiesta è stata eseguita secondo le aspettative, oppure una nuova richiesta se la richiesta non è stata completamente soddisfatta. Sempre con molta tranquillità, rispetto dell’altro ed accettazione dell’errore come un momento di sperimentazione, di prova da parte del cavallo nel fare qualcosa di nuovo, un momento di apprendimento e di crescita per migliorarsi continuamente.
Al termine, la gratificazione: una volta che l’esercizio è terminato, che il cavallo ha appreso, ha fatto un miglioramento, seppur minimo, c’è il premio, il grazie che viene dato al cavallo e che aiuta a consolidare ulteriormente la connessione tra le due parti e la fiducia reciproca.
Tutto ciò non è nient’altro che quello che succede o meglio dovrebbe succedere all’interno dell’azienda. Sono i comportamenti, le fasi necessarie per creare relazione con i propri collaboratori e per gestire il proprio team, che un buon leader dovrebbe avere:
– Connessione: guardare e rispettare ogni collaboratore, l’aspetto umano che ognuno porta in azienda e prestare la massima attenzione alle persone quando ci si relaziona con loro;
– Richiesta: richiedere non pretendere! Richiedere in modi non violenti né aggressivi, un poco alla volta ma in maniera costante e determinata in modo da creare apprendimento nell’altro;
-Rilascio: dare la possibilità all’altro di avere il tempo di capire la richiesta, di valutare le alternative, di scegliere la migliore, di fare altre proposte e di agire per soddisfare quanto richiesto;
-Ascoltare: osservando gli altri, guardando i loro comportamenti, il loro agito, il loro non verbale, le loro espressioni, si capisce molto delle persone, si capisce cosa pensano, quali sono i loro valori, quali le convinzioni;
-Feedback: più il feedback è tempestivo, specifico, basato su comportamenti (e non sulla persona o sul giudizio che mi sono fatto di lei), orientato al futuro e con un piano d’azione, più le persone capiranno il perché delle cose e saranno orientate al miglioramento;
-Gratificazione: molto spesso nelle aziende manca il riconoscimento. Il bisogno di essere riconosciuti come persone, come collaboratori che portano valore all’azienda, è uno dei bisogni innati in ogni essere umano. Non stiamo parlando della sola gratificazione economica ma anche di un semplice grazie dato con il cuore, con sincerità, alla fine di un lavoro ben fatto.
I cavalli ci insegnano molto della relazione cavallo-cavaliere e ci restituiscono preziose chiavi di lettura sui nostri comportamenti.
Questo ci permette di trarre spunti importanti da applicare anche in azienda per migliorarci, per relazionarci al meglio con gli altri e per potenziare le relazioni con i nostri collaboratori… esattamente come dovrebbe fare un leader con il suo team.
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